Newsletter In Cerchio - Settembre 2014 - Numero X - Anno XII
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Pagina Facebook sacerdoti: la nuova storia di padre Claudio Santoro a Roma   versione testuale
Quando nel giugno dell’ '84 padre Claudio è arrivato a Torpignattara, nella periferia di Roma, era poco più che un ragazzo con una grande croce di acciaio sul petto. La chiesa di San Barnaba, sede del suo primo incarico, sorgeva ai bordi un campetto di calcio polveroso e mal frequentato in quella periferia nata negli anni 50’ e ben descritta da Pasolini, dove povertà e ignoranza costituivano l’unica risorsa di povera gente proveniente dal sud in cerca di fortuna nella capitale.

Gli anni 80, vedevano la seconda generazione di questa ondata migratoria, ragazzi spesso nati e cresciuti nelle baracche di lamiera
del borghetto prenestino, i figli di quella “vita violenta” spesso cresciuti in strada e legati al mondo della criminalità.
 
L’associazione casa famiglia Lodovico Pavoni è nata dal desiderio di padre Claudio di arrestare questa devianza minorile e di dare una risposta ai problemi del territorio. Un lavoro duro, condiviso con i primi pochi volontari che nel 1990, dopo la caduta del muro di Berlino hanno visto nuovamente cambiare il tessuto del territorio urbano.
 
Torpignattara al centro di un nuovo esodo di uomini e donne, provenienti da tutte le parti del mondo, fino a diventare il secondo quartiere multietnico in Italia per numero di stranieri residenti.
 
Allora padre Claudio ha aperto le porte del centro a quell’esercito umano in fuga da guerre e povertà e il campo di calcio si è colorato di bambini provenienti da tutto il mondo. I nuovi poveri, ma soprattutto i senza famiglia, soli e spesso senza nessuno a cui chiedere aiuto. Il centro è diventato “la famiglia di chi non ha famiglia”, e tanti di quei giovani sbandati incontrati negli anni '80 i nuovi volontari.
 
Oggi la casa famiglia Ludovico Pavoni fornisce assistenza scolastica e post scolastica, medica, e psicologica, grazie all’intervento gratuito di professionisti che aiutano i nuovi poveri nei loro bisogni primari consentendo loro l’accesso alla sanità spesso negatogli dalle istituzioni.

E al centro di tutto c’è sempre lui, padre Claudio, un sacerdote di mezza età con una grossa croce di acciaio sul petto.
Da quasi vent’anni alla guida di un pulmino che ogni giorno accompagna a scuola bambini di etnie diverse, da quasi vent’anni impegnato nel dialogo con genti diverse che in quel campetto polveroso di periferia parlano un’unica lingua, quella dell’amore.
 
 
 
 
 
 
 
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